Cuba gitana

Dietro una sensuale salsa di strada periferica e la fragranza del pesce sulle tavole dei mercati, dietro quel leggero tanfo che portano con se i sigari appena spenti c’era una gonna rossa e due fianchi a riempirla. Una donna slanciata, mulatta sembrava giovane poteva avere si e no una trentina d’anni ; si vedeva che aveva il ritmo in quel sangue da donna latina. Si muoveva sinuosa come un ape che impollina un fiore prelibato e appena germogliato. Quei fianchi erano dei sonetti in movimento ovvero la rappresentazione perfetta della perfezione ultraterrena. Aveva i calli ai piedi dal troppo ballar con quel suo drappo giallo stretto tra le dita si e no agitava quel fondoschiena scolpito dal Bernini dalle 6 erano ormai le 11 ed un acquazzone intanto, come in un spettacolo con l’intermezzo, aveva accompagnato i loro balli . La pioggia non li aveva scoraggiati erano lì che picchiavano i loro bongos e lei era lì a danzare ed allietare quei pochi facoltosi che erano rimasti lì a godersi lo spettacolo col rischio di prendersi qualche malanno. La vidi di spalle e già me ne innamorai, la folta chioma a coprire il copribile l’occhio ahimè sa evadere gli ostacoli messi davanti dalla natura, poi si voltò con il suo tamburello sembrava che la pioggia non l’avesse provata affatto, la sua camicetta di velluto era ben allacciata al petto quasi desse l’impressione di soffocare ma ugualmente da quella sua camicetta zuppa di passione e di pioggia si scorgeva anche il suo cuore rosso che pompava fino allo svenimento e l’esasperazione. La vidi, mi soffermai sul suo cuore ma non prestai attenzione ai suoi bellissimi occhi verdi da corteccia del nord. Visto la sua bellezza i suoi seni passavano quasi in secondo piano ma certo non stonavano con il resto dell’orchestra ben accordata per suonare la musica della passione, della sensualità. Ballava scalza sopra il fango e mi piace ricordarla così uno spirito libero sporco e ardente di fuoco con i suoi ciondoli scintillanti e le sue collane che accompagnavano le sue danze tra lo stupore di tutti accorsi immediatamente dopo il temporale. Lei era un fulmine a ciel sereno un angelo gitano mandato dal cielo per animare l’Avana e renderla più viva oltre alla birra questa volta c’era di più, oltre ai sigari, le danze di quartiere, le ribellioni e la povertà lei era un pò tutto questo ed i suoi piedi lo dimostravano nelle pozze di fango.

8 pensieri su “Cuba gitana

  1. Il racconto c’è, come anche il tuo tentativo di trasmettere delle sensazioni particolari.
    Ti consiglierei di controllare meglio la punteggiatura (a volte si arriva in affanno alla fine della frase) e qualche refuso/doppione.
    Si vede l’urgenza, ma forse un paio di riletture potrebbero portarla fuori meglio.
    Parere personale, spero non ti offenda 🙂

  2. Non aggiungo nulla a quello detto sopra. Si avverte come hai cercato di riportare a galla delle emozioni di una vacanza cubana. Quello che merita questo post è che l’immaginazione ha permesso di percepire sia il ritmo della musica, sia la visione della cubana che ballava.

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